Intervista a Gianluca Santilli, Presidente di “Osservatorio Bikeconomy”,
socio fondatore e vicepresidente di “SustainAbility Hub”.
A cura di Gianfranco Valleriani
1. La bici ieri e oggi: nuovi usi nella mobilità
La bici è stata comunemente considerata come un mezzo per il tempo libero, salvo rare eccezioni. Ma dal dopoguerra progressivamente si ampliano le sue modalità di utilizzo e oggi ci troviamo a considerare la bicicletta un vero e proprio mezzo di mobilità, principalmente urbana, ma non solo. Ci può brevemente parlare di questo fenomeno che si sta rivelando centrale nelle riflessioni sulle nuove mobilità?
La bicicletta è in realtà uno dei primi strumenti di mobilità. Nasce nell’Ottocento, per l’esattezza nel 1817, inventata dal barone tedesco Karl von Drais e quindi 60 anni prima dell’auto. Molte aziende automobilistiche come Rover e Peugeot, prima di realizzare auto producevano biciclette e, secondo gli orientamenti che si prevedono nel futuro, è probabile che la bicicletta sopravanzerà l’uso dell’auto.
La bicicletta viene inizialmente utilizzata soprattutto per un uso sportivo ed anche per finalità agonistiche – come il Giro d’Italia, il Tour de France e le altre grandi corse.
Negli anni del famoso film Ladri di bicicletta, essa era uno strumento per muoversi; siamo a ridosso del dopoguerra, un periodo difficile, non c’erano soldi e si ricorreva alla bicicletta, strumento di mobilità dell’epoca.
Poi la bici, in Italia, è stata abbandonata a favore dell’auto privata, simbolo del boom economico degli anni ‘60.
In questi ultimi decenni si è assistito ad un uso crescente e sempre più spropositato dell’auto privata.
Oggi la bicicletta, anche grazie alla “bici che non c’era”, cioè l’e-bike – che è corretto definire ”bicicletta a pedalata assistita” e non “bici elettrica” per non confonderla con un motorino elettrico – torna al centro dell’attualissima questione della mobilità.
L’e-bike, che ha bisogno di un seppur modulabile sforzo “fisico”, fa bene alla salute e diventa uno strumento democratico, perché con l’e-bike, tutti si possono muovere in bicicletta.
Coppi e Bartali, la foto entrata nel mito delle due ruote, dove nessuno sa chi passò la “borraccia”
L’ampliamento dell’uso della bici sta avvenendo non solo nella quotidianità dei cittadini ma anche nel settore del turismo.
Esatto. Pochi sanno che il cosiddetto “cicloturismo” in Europa vale 50 miliardi. In Italia vale 7 miliardi, ma 20 in Germania, che ha capito per tempo che questo è un filone fondamentale del nuovo turismo attivo ed esperienziale.
Al turismo tipicamente di relax, di chi va al mare e riposa sul lettino sotto l’ombrellone, o in montagna e si limita ad ammirare vette e vallate, si sta sostituendo il nuovo turismo di chi vuole esser parte attiva e integrante del contesto naturale. E la bicicletta diventa lo strumento ideale per visitare i magnifici territori e borghi italiani.
Quest’anno i turisti che sono arrivati sul posto ed hanno provato la bici, appassionandosi, sono stati molti di più dei cosiddetti cicloturisti che partono per le vacanze da casa con la bici sull’auto.
Questo nuovo fenomeno si sta sviluppando così velocemente proprio grazie alla “bici a pedalata assistita” che consente a tutti i membri della famiglia di poter raggiungere luoghi prima accessibili solo a pochi, come per esempio i rifugi montani, mete esclusive di chi era particolarmente allenato per affrontare sforzi non banali. E genera un flusso finanziario importantissimo, perché l’Italia è passata da 5 a 7 miliardi nel giro di un anno spontaneamente, senza nessun tipo di incentivo o di supporto finanziario da parte dello Stato. Immaginiamo l’enorme sviluppo che potrebbe avere questo settore, che è già molto vitale, con incentivi che possano favorirne la diffusione.
Città di Copenhagen.
Ritiene che l’e-bike avrà un ruolo significativo nell’ambito del sistema della mobilità urbana?
Pochi lo sanno, ma Amsterdam non nasce come città delle biciclette e dei tulipani. Amsterdam era una città ingolfata di traffico come lo è ancora oggi Roma. Alla crisi petrolifera sfociata nell’austerity, nel 1973, la risposta governativa fu quella di far capire ai cittadini che altre crisi energetiche avrebbero potuto incidere molto pesantemente sull’economia. E da li è partita la rivoluzione che ha visto Amsterdam, i Paesi Bassi e Copenaghen e la Danimarca come antesignani di questa rivoluzione della mobilità.
Rivoluzione che oggi riguarda tutte le grandi città.
Tutte le metropoli hanno la necessità di diventare smart ed è impensabile che una città sia smart se la sua mobilità non è smart. E dunque la biciletta torna ad essere centrale, perché gran parte degli spostamenti sono inferiori ai 10 chilometri, che oggi vengono fatti in auto, spesso da soli. L’auto ingombra spazi urbani che possono diventare vitali per far tornare le città a misura d’uomo, di cittadino.
Ecco perché il bike sharing è diventato centrale nelle grandi metropoli, ed è fatto quasi sempre con bici a pedalata assistita, perché consente a chiunque, anche a chi va a lavorare in giacca e cravatta, di muoversi senza alcun problema e con uno sforzo che può essere deciso autonomamente, in totale libertà, raggiungendo senza stress e molto rapidamente la destinazione, a prescindere dal traffico e senza l’incubo del parcheggio.
La bicicletta torna a ridare qualità alla vita urbana, e sarà sempre più centrale nel sistema della mobilità sostenibile nelle grandi metropoli.
Bici nel centro di Roma