Intelligenza artificiale e fine della privacy? MG Research e Centro studi PNT al Maker Faire di Roma

La collaborazione tra MG Research e il Centro studi privacy e nuove tecnologie è appena iniziata e si è già creata un’ottima occasione di unire le reciproche esperienze: lo scorso 22 ottobre si è svolta infatti, in una bella cornice di pubblico attento e competente, la tavola rotonda organizzata dal Centro Studi “AI Dystopia. The Inglorious End of Privacy?” nell’ambito della 5^ Conferenza italiana dell’Istituto nazionale di robotica e macchine intelligenti – I-RIM, presso il Maker Faire 2023 tenutosi alla Fiera di Roma.
L’incontro è stato aperto da un’introduzione di Angelo Cianciosi, CEO di MG Research, che ha avviato la discussione commentando due brevi video: uno tratto dal film di animazione Wall-e del 2008, diretto da Andrew Stanton, che immagina un futuro in cui l’uomo, ormai totalmente dipendente dalle macchine che ha creato, non riesce ad evitare l’ingloriosa fine del proprio genere sepolto dai rifiuti e la pubblicità del progetto “Tonomus” di NEOM che si propone di realizzare una città “cognitiva” in cui tutto sia regolato dall’intelligenza artificiale, capace di comprendere tutti i bisogni dell’Uomo, in un’ottica costantemente evolutiva. E allora, la domanda da porsi è cosa accadrà quando l’intelligenza artificiale sarà in grado di prevedere l’imprevedibilità umana, di immaginare anche i nostri cambiamenti di umore o di abitudine?

I-RIM 2023 - TR - foto

Questa la domanda provocatoria lanciata da Cianciosi e ripresa da Daniele Perucchini, ricercatore senior della Fondazione Ugo Bordoni, oltre che socio fondatore del Centro Studi, chiamato a moderare la discussione.
Il primo a confrontarsi con tale scenario è stato l’ing. Giuseppe d’Acquisto, funzionario del dipartimento tecnologico presso il Garante per la protezione dei dati personali e titolare dell’insegnamento di intelligenza artificiale presso la LUISS, il quale ha posto in discussione il fatto che possa parlarsi di una distopia dell’intelligenza artificiale e, soprattutto, che questa comporti la fine della privacy. La storia, almeno finora, ha mostrato che i grandi cambiamenti trovano comunque, con maggiore o minore difficoltà, un momento di maturità in cui i vari interessi in gioco giungono a contemperarsi.
La dott.ssa Costanza Andreini, Public Policy Manager per l’Italia di Meta, ha evidenziato che la sua Azienda, affronta le nuove sfide introdotte dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale coinvolgendo gruppi di esperti (tra cui sociologi, psicologi, ecc.) che hanno il compito di aiutare a considerare, in ogni nuovo passaggio tecnologico, i problemi etici posti dall’AI. Lo stesso sviluppo degli applicativi è quindi fortemente condizionato dalla massima attenzione agli aspetti etici messi in luce da questi gruppi, ad esempio, affrontando più concretamente di quanto fatto finora il problema della privacy “collettiva”, in aggiunta a quella “personale”. Sicuramente più complesso è il problema di individuare “un’etica” da proteggere, in quanto occorrerebbe innanzitutto individuare quale sia questa etica particolare ed assoluta da tutelare.
Ha chiuso quindi il ciclo degli interventi, il prof. Franco Pizzetti, professore di diritto costituzionale nell’Università di Torino, ma soprattutto ex Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, il quale con un approfondito ed apprezzato discoro ha messo in evidenza come i vorticosi sviluppi della tecnologia di questi ultimi anni, ivi compresa l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, rischino di mettere in crisi un certo modo di proteggere la riservatezza degli individui e l’esigenza quindi di correre ai ripari il prima possibile sperimentando approcci innovativi anche in questo campo, non fossilizzandosi sulla semantica classica della protezione e della tutela.
L’ing. Perucchini, nel tirare le conclusioni del giro di tavolo, ha sottolineato che il problema di evitare la “distopia” non appare egualmente riconosciuto trai i vari attori che operano nel campo dell’intelligenza artificiale e tra gli stessi decisori pubblici: occorre pertanto incoraggiare i contributi provenienti da altri settori della ricerca e della cultura, a partire dalla sociologia, dalla psicologia, dalle altre scienze sociali, sperando che dal confronto possano scaturire idee “condivise”; l’alternativa è che sia il “mercato” a decidere e realizzare l’etica dell’IA, seguendo esclusivamente le proprie regole, sia pure mitigate dalla consapevolezza che le aziende più attente e sensibili hanno della delicatezza del problema.
L’incontro si è chiuso con le risposte a numerose e articolate domande provenienti dal pubblico, a testimonianza dell’interesse su un tema di primaria importanza, che continuerà a catalizzare l’attenzione nei prossimi anni, poiché sarà essenziale valutare, passo dopo passo, gli impatti dell’AI sui diversi aspetti, non solo normativi ed economici, ma proprio sul modello di società in cui i cittadini avranno scelto di vivere e nel quale, a presidio dello sviluppo di una società libera e garantista, la stessa nozione di Privacy potrebbe spostarsi da una tutela dell’individuo a quella della collettività.