I costruttori d’auto “divoratori” di dati personali?

tecnologie e privacy

Queste sembrano le conclusioni cui giunge una recente ricerca, ma forse in Europa la situazione potrebbe essere parzialmente diversa

“I conducenti devono essere consapevoli che le automobili rappresentano un “incubo per la privacy” poiché i produttori di veicoli raccolgono numerosi dati personali sui conducenti, comprese le loro attività sessuali” questo il titolo con cui The Guardian, nella versione on-line del 6 settembre scorso (From sex life to politics: car driver data grab presents ‘privacy nightmare’, says study | Nissan | The Guardian) ha sintetizzato i risultati di un recente studio condotto dalla Mozilla Foundation, organizzazione no-profit particolarmente attiva su tutto ciò che riguarda il mondo di Internet (https://foundation.mozilla.org/en/privacynotincluded/articles/its-official-cars-are-the-worst-product-category-we-have-ever-reviewed-for-privacy/).

Mozilla, analizzando la privacy policy di 25 marchi automobilistici avrebbe rilevato per tutti seri problemi di protezione dati; in particolare i produttori di veicoli sarebbero risultati raccogliere più dati personali del necessario e per ragioni spesso estranee al funzionamento di un veicolo e al rapporto del marchio automobilistico con i suoi conducenti. L’84% delle case automobilistiche esaminate, poi, avrebbe affermato di poter condividere i dati personali con fornitori di servizi o intermediari di dati e il 76% di poter vendere i dati raccolti dai proprietari di auto. Addirittura, secondo Mozilla, alcune case automobilistiche potrebbero raccogliere informazioni intime, comprese le informazioni mediche e genetiche del conducente.

Insomma una situazione piuttosto critica, tanto da indurre Mozilla a sentenziare che “le automobili sono la categoria di prodotti peggiore che abbiamo mai recensito per quanto riguarda la privacy”.

Questa “fame di dati” si spiega con il fatto che, secondo molti analisti, la maggior rivoluzione in atto nell’automotive non sarebbe tanto quella – seppure molto percepita – del passaggio dai motori a benzina e diesel alla propulsione elettrica a batteria, quanto piuttosto la sempre più elevata connessione alla Rete e gli obiettivi di automazione della guida che fanno preconizzare un massiccio aumento delle vendite di servizi come lo streaming di musica e video o di assistenza alla guida.

Secondo quanto riportato da The Guardian, la società di consulenza McKinsey ha previsto che le case automobilistiche potrebbero guadagnare fino a 1,5 trilioni di dollari in ricavi extra implementando nuovi servizi che vanno dal ride hailing (il servizio a richiesta di vettura più autista), alle app per auto e agli aggiornamenti del software wireless. E, ovviamente, molti servizi potrebbero rivelarsi assai più redditizi per le case automobilistiche se riuscissero a raccogliere più dati possibile sui clienti, consentendo così la loro personalizzazione e il miglioramento del prodotto.

Nella pagina informativa dell’indagine di Mozilla non è specificato l’esatto perimetro territoriale, ma alcuni chiari riferimenti presenti al suo interno fanno intendere che la ricerca si sia svolta in ambito statunitense, tant’è che, ad esempio, nel rappresentare che la maggior parte (92%) dei produttori analizzati dà ai guidatori poco o nessun controllo sui propri dati personali, cita come eccezione due marchi europei (in effetti facenti riferimento ad un solo produttore), che – essendo assoggettati alla normativa dell’UE – affermano chiaramente il diritto degli utenti di ottenere la cancellazione dei propri dati personali.

Insomma, le conclusioni assai preoccupanti di Mozilla potrebbero risultare almeno in parte temperate nel “vecchio continente”, ma un’occhiata all’informativa resa dal produttore della nostra automobile potrebbe essere utile, anche eventualmente per attivare i meccanismi di “protezione” previsti dal nostro ordinamento.

privacy rubrica

MG Research avvia la collaborazione con il Centro Studi Privacy e Nuove Tecnologie, un’associazione senza scopi di lucro, costituitasi alcuni anni fa per volontà di un gruppo di esperti in materia di protezione dati, sicurezza informatica, statistica, sociologia e comunicazione. Il Centro Studi ha l’obiettivo di indagare gli impatti della rapida evoluzione tecnologica, che apre problematiche e questioni importanti sui temi del diritto alla protezione dei dati personali. (www.centrostudipnt.org).

In questo ambito, MG Research e il Centro studi hanno già pianificato interessanti iniziative di indagine sociale, che saranno pubblicate in questa nuova sezione del nostro sito web.

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