La Privacy dei più Piccoli

Foto di KellySikkema su Unsplash

(Foto di KellySikkema su Unsplash)

Iniziative nazionali ed europee a tutela dei minori

di Riccardo Acciai, Centro Studi Privacy e Nuove Tecnologie

Il 19 febbraio scorso il commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, ha annunciato su X l’apertura di un’indagine su TikTok “per sospetta violazione della trasparenza e degli obblighi di protezione dei minori”; tra i principali addebiti: un “design che crea dipendenza”, mancanza di meccanismi di verifica dell’età e difetto “di impostazioni di privacy predefinite”.
È sicuramente una delle più recenti prese di posizione da parte delle istituzioni europee che, dopo un lungo periodo di inerzia, negli ultimi anni sembrano aver preso consapevolezza di un problema che riguarda le giovani generazioni: accesso incontrollato ai social, contenuti inadatti, sfruttamento dei dati personali dei bambini e delle bambine.
Questa rinnovata attenzione ai minori si rinviene anche nella più recente produzione normativa con i nuovi obblighi imposti alle maggiori piattaforme dal Data Services Act (il regolamento europeo entrato in piena applicazione, con identiche norme per tutti i paesi dell’UE, il 17 febbraio scorso), che dovranno progettare interfacce on-line con il massimo livello di sicurezza e protezione (anche dei dati personali) dei minori, evitando, ad esempio, inserzioni pubblicitarie basate sulla loro profilazione e predisponendo misure mirate per tutelare i loro diritti, a partire dagli strumenti di verifica dell’età e di controllo parentale fino alla previsione di strumenti volti a supportare minori che intendano segnalare abusi o chiedere aiuto.
Si tratta di un poderoso ausilio alle disposizioni già introdotte dal Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, che già aveva previsto importanti garanzie nei riguardi dei più giovani, ma che in larga parte, sono rimaste inattuate proprio per le inadempienze delle piattaforme; queste ultime, infatti, pur disponendo di enormi capacità tecnologiche, non hanno mai posto in essere, finora, seri sistemi di verifica dell’età dei loro utenti, consentendo quindi un accesso indiscriminato anche dei più piccoli a contenuti spesso inappropriati.

Foto di Alexander Dummer su Unsplash

Foto di Alexander Dummer su Unsplash

In ambito nazionale, il legislatore italiano, dopo i dolorosi fatti di Caivano ha emanato il decreto-legge n. 123/2023 “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale“, convertito poi con la legge n. 159/2023. Le disposizioni ivi contenute prevedono, fra le molte altre cose, l’obbligo, per i fornitori dei servizi di comunicazione elettronica, di assicurare la disponibilità delle applicazioni di controllo parentale nell’ambito dei contratti di fornitura di tali servizi e l’obbligo per i produttori di dispositivi di telefonia mobile e simili di assicurare l’installazione di default di tali applicazioni nei nuovi dispositivi immessi sul mercato. Viene inoltre previsto che i produttori di tali dispositivi informino l’utenza circa la possibilità e l’importanza di installare le suddette applicazioni d controllo parentale, che dovranno essere messe a disposizione a titolo gratuito. Infine, vengono introdotte norme per favorire l’alfabetizzazione digitale e mediatica a tutela dei minori, anche con specifiche campagne informative. 
In quest’ultimo quadro si colloca la recente ricerca realizzata dall’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo (Almed) e dal Centro di ricerca sui media e la comunicazione (OSSCOM) dell’Università Cattolica di Milano, volta ad identificare i comportamenti di bambini e adolescenti in rete. La ricerca, presentata, il 15 febbraio scorso, ha preso in considerazione un campione di bambini e ragazzi tra gli 8 e i 15 anni, dividendoli in tre fasce (8-10; 11-13; 14-15). Fra i risultati più interessanti, è emerso che il 65% degli intervistati dichiara di rimanere on-line 1-3 ore al giorno, mentre uno su cinque vi rimane anche oltre le 4 ore; sette intervistati su dieci usano regolarmente i social network, la metà già tra gli 8 e i 10 anni. Sotto il profilo dell’autovalutazione circa i corretti comportamenti da tenere on-line emerge un quadro apparentemente confortante con la grande maggioranza degli intervistati che ritiene di sapere come muoversi con telefonini e computer.

Foto di Maria Thalassinou su Unsplash

Foto di Maria Thalassinou su Unsplash

In realtà, purtroppo, i numerosi casi di cronaca non sembrano avallare queste convinzioni, dando l’idea forse di una sottovalutazione di certi rischi da parte della giovane utenza. D’altronde, se si considerano i dati sopra riportati con il fatto che tutti i social network dovrebbero essere vietati ai minori di 13 anni, appare abbastanza chiaro che il potenziamento dei sistemi di verifica dell’età e degli strumenti di controllo parentale è ormai ineludibile. Al pari di un’attività di sensibilizzazione che però non dovrebbe raggiungere solo i minori ma anche i loro genitori, considerato che è da loro che dipendono la scelta, l’acquisto del telefonino o del computer e la fissazione delle relative regole di utilizzo. Se non vengono “alfabetizzati” e “avvertiti” gli adulti, è difficile che possano farlo i più piccoli.