a colloquio con Angelo Cianciosi…
Con Angelo Cianciosi, Amministratore Delegato di Mg Research, iniziamo una serie di colloqui con il team di Mg Research, una rete di competenze diversificate che integrano con passione l’innovazione sulle tecnologie di ricerca, con l’analisi delle questioni economiche, sociali e culturali più importanti del momento.
Abbiamo diviso la lunga e interessante chiacchierata sul Metaverso in due puntate: la prima sul rapporto con mondo del business; la seconda sull’utilizzo nelle metodologie di indagine e nelle ricerche di mercato.
Metaverso dopo Second Life
Quando cominciamo a usare Metaverso nella riflessione sulle nuove tecnologie?
Possiamo far risalire il primo utilizzo del termine al 1992 nella letteratura cyberpunk, per descrivere una realtà parallela al mondo reale. Negli anni ci sono poi stati altri tentativi, come Second Life, che assomigliava molto a Metaverso, ma con tecnologie meno evolute.
Il termine Metaverso è venuto recentemente alla ribalda quando Zuckerberg ha deciso di investire in quello che lui considera nuova generazione di Facebook, capace di creare intrattenimento interattivo con le tecnologie immersive oggi a disposizione: realtà aumentata, realtà virtuale, avatar, cloni, anche intelligenza artificiale per creare dei nuovi mondi con paradigmi particolari, sia per quanto riguarda la vita quotidiana sia per quella professionale.
Quale potrebbe essere una definizione di Metaverso?
Non ci sono definizioni esatte su Metaverso. Sicuramente è un insieme di mondi virtuali che sono interconnessi e popolati da Avatar che cercano non solo di imitare la realtà ma di aumentarla. È lo sviluppo delle capacità umane verso frontiere diverse da quelle che delimitano lo spazio fisico in cui siamo. In questo nuovo mondo, attraverso appunto un avatar, ci creiamo anche una nuova identità che noi stessi decidiamo di assumere, che possono essere simili a quella nostra reale ma anche completamente diverse.
Avatar, 3D, criptovalute
Come si entra nel mondo Metaverso?
Per entrare in questo nuovo mondo – che combina video, realtà virtuale e realtà aumentata – abbiamo bisogno di alcuni strumenti: un visore e dei sensori da collegare a un computer, una buona connessione di rete e una piattaforma a scelta tra quelle esistenti.
Come si struttura una piattaforma Metaverso?
Il Metaverso si compone di diversi livelli. Un primo livello riguarda gli enablers, cioè gli elementi che ti permettono di entrare nel mondo virtuale: un sistema monetizzazione spesso in crypto valuta, la creazione di un’identità attraverso un avatar e tutta la parte legata alla sicurezza e alla privacy, come accade nella maggior parte dei sistemi interattivi odierni. Un secondo livello riguarda l’infrastruttura e il software: quello che occorre fisicamente per entrare nel mondo Metaverso: dal computer al visore, alle connessioni. Un terzo livello riguarda le Piattaforme: cioè l’uso di una piattaforma in 3D che ti abiliti ad accedere al nuovo mondo. Al livello più alto abbiamo i contenuti e l’esperienza dei mondi virtuali, comprese le applicazioni necessarie.
Il Business sul Metaverso
È un sistema complesso. Quali settori del business stanno usando queste piattaforme e quali si presterebbero meglio all’utilizzo di Metaverso?
I settori che stanno cominciando ad utilizzare Metaverso sono diversi, molti di essi avevano alle spalle esperienze di utilizzo delle piattaforme virtuali.
Il mondo del gaming è sicuramente a un livello avanzato, poiché ha una consolidata esperienza con la virtualità e con il mondo 3D. Nel fashion c’è stato un grande investimento negli ultimi anni, recuperando il gap che avevano sul web 2.0. Così molti brand come Gucci, Dolce & Gabbana, LV, Etro, Zara, H&M, Benetton e Bulgari hanno aperto i loro flagship store nei Metaverse Fashion District creando per gli utenti delle vere e proprie esperienze immersive. Ne è un esempio la Metaverse Fashion Week, cha ha avuto luogo lo scorso marzo nella piattaforma Decentraland.
Un altro settore che utilizza da tempo il mondo virtuale 3D è quello della formazione, e dai semplici corsi on line si sta muovendo oggi verso piattaforme immersive e virtuali.
Io credo che Metaverso possa rappresentare uno strumento di potenziale sviluppo per l’intero comparto creativo – dall’arte al teatro alla pittura al design – sia nella produzione creativa sia in quella espositiva e allestitiva. Poi c’è ovviamente il turismo, a cui le piattaforme Metaverso potrebbero dare un grande contributo, permettendo di riscostruire mondi antichi, città scomparse e personaggi dell’epoca, oppure vedere le high line delle città che visitano. Metaverso, dunque, non come alternativa al viaggio, ma come approfondimento prima, durante e dopo il viaggio.
Nel periodo del Covid è stato utilizzato massicciamente lo smart working, prefigurato come una sorta di telelavoro. L’esperienza può essere migliorata con Metaverso, proprie per le forme di interazione più complesse che riesce ad offrire.
(Anche il settore immobiliare può essere applicato nel Metaverso, dato che anni fa è stato già sperimentato una sorta di real estate con Second Life.)
Per quanto riguarda le aziende, oltre alle Vendite online (e-commerce), c’è tutto il comparto CRM – dal Servizio clienti e i contatti commerciali fino all’assistenza e al marketing. Tuttavia affinché il Metaverso si diffondi in queste realtà è necessario che ci siano condizioni di partenza meno limitanti rispetto a quelle attuali.
I limiti del Metaverso
Quali sono i limiti più evidenti per lo sviluppo di Metaverso?
Le problematiche di fondo sono la mancanza di standard comuni e quella di una interoperabilità che possa spingere gli abitanti dei “nuovi mondi” a creare nuovi contenuti.
Anni addietro McKinsey stimava che il mercato del Metaverso nel 2030 potesse valere attorno ai 4-5 trilioni di dollari, ma andando a vedere i numeri odierni scopriamo che le previsioni erano troppo ottimistiche. L’investimento che va fatto in Metaverso si configura troppo alto rispetto ai ritorni che si possono ottenere.
L’ambito della ricerca è un altro aspetto che limita l’uso di Metaverso. Oggi siamo abituati ad usare un motore di ricerca per arrivare a quello che vogliamo. Nel Metaverso ogni piattaforma ha un proprio mondo e noi possiamo scegliere solo quello che offre quella piattaforma, non esistendoci interoperabilità tra piattaforme, per cui dobbiamo spostarci noi nelle diverse piattaforme.
Inoltre, c’è anche una problematica relativa al costo dell’attrezzatura necessaria per accedere al Metaverso: un computer aggiornato in grado di gestire grafiche complesse e pesanti; un visore, che ci permette di entrare nel mondo cyber e una connessione potente, preferibilmente in fibra, per un’esperienza di navigazione fluida.
Quali sono le piattaforme più avanzate nella configurazione dei mondi metaverso?
Secondo le ultime ricerche, ci sono 141 mondi virtuali, ma solo alcuni di essi stanno attirando l’interesse globale degli investitori. In particolare, Decentraland, The Sandbox e Roblox sembrano essere tra i più attraenti per loro.
DECENTRALAND è il Metaverso meglio strutturato. E’ una piattaforma fondamentalmente videoludica open source costruita sulla blockchain di Ethereum. La valuta utilizzata per le transazioni è il MANA e oltre che per acquistare o vendere spazi di terra, è usata come moneta con cui comprare contenuti digitali, NFT, servizi pubblicitari e altro.
THE SANDBOX è oggi forse il Metaverso più celebre e anche quello che si sta muovendo meglio a livello mediatico. The Sandbox è dunque un Metaverso il cui motore sono gli utenti che la popolano e che creano luoghi da visitare e oggetti da utilizzare. Tutto il mondo virtuale è collegato alla blockchain di Ethereum e qualsiasi elemento digitale è considerato come un NFT che può essere creato, acquistato e scambiato.
META è il progetto che doveva o dovrebbe portare Facebook nella terza dimensione, avvalendosi dei visori Oculus. Meta mira a essere il punto d’incontro tra Facebook, Instagram, WhatsApp e Oculus, ossia le tecnologie in mano a Meta. Parliamo quindi di un luogo nel quale le esperienze saranno sempre più sincrone e in tempo reale, e indipendenti dai servizi e dalle app che oggi delimitano il perimetro della nostra socialità digitale. Un grande progetto che però, dopo diversi anni, sembra ancora immerso in una fase progettuale.
Tra le altre vorrei citare THE NEMESIS, che è la risposta italiana a DECENTRALAND e a THE SANDBOX, e le differenze sono minime: nel gioco sono presenti 10 pianeti, ognuno con una superficie distintiva. Ha una valuta interna (COINS) che però non è legata alla blockchain. Si potrà usare invece i NEMS, che al contrario sono una criptovaluta nella quale possono essere convertiti i COINS.
(La parte conclusiva del colloquio nella prossima puntata)