Sostenibilità e Musei

Sostenibilità e Musei La nuova economia rilanciata dai musei

La nuova economia rilanciata dalla Cultura

a colloquio con Luca Dal Pozzolo, Fondazione Fitzcarraldo

a cura di Gianfranco Valleriani

La sostenibilità legata alle istituzioni e ai beni culturali sarà uno dei temi più importanti dell’agenda di sviluppo del nostro paese. Approfondiremo il tema, sotto molteplici punti di vista, con esperti e operatori culturali. Il primo incontro è con Luca Dal Pozzolo, della Fondazione Fitzcarraldo di Torino, da decenni punto di riferimento delle politiche culturali in Italia.

Mg Research è membro del Centro di Eccellenza del Distretto Tecnologico dei Beni Culturali del Lazio.

Come si stanno muovendo le istituzioni culturali – fetta importante di PIL nazionale stimata attorno al 13% – sul tema della sostenibilità?

Il tema “sostenibilità e musei” nel mondo anglosassone è molto forte e affrontato in maniera decisa in molti musei, da qualche tempo. Da noi si va un po’ più a rilento, però si sta entrando nell’aggiornamento, i temi sono molto complicati e bisogna trovare i modi adeguati per affrontarli.

La Compagnia di San Paolo, con la Fondazione, ha realizzato incontri sui temi della performing art e sostenibilità. Da quell’esperienza viene fuori il grande sforzo che anche istituzioni culturali, con problemi di sopravvivenza e budget limitati a disposizione, fanno per affrontare le questioni legate all’economia circolare e alla riduzione del carbon footprint. E percepiscono, al contempo, che con le questioni legate alla sostenibilità, l’asticella della gestione economica delle loro istituzioni si alzata, rendendo ancor più problematica la gestione.

Se è vero che tutto ciò è parte non secondaria del problema, occorre anche prendere atto che l’impegno per la sostenibilità è un processo inarrestabile da affrontare. I musei hanno tantissime cose da fare e sulle quali intervenire. Quello che è fondamentale, è comprendere che alla base di tutto, c’è il cambio di atteggiamento. Bisogna essere consapevoli e accettare che le tante questioni legate alla sostenibilità entrino nei processi di gestione di un museo e delle cose alle quali dare maggiore attenzione. A partire anche dalle questioni più semplici, essendo la sostenibilità declinabile in tantissimi modi.

La California Academy of Sciences ha la certificazione LEED platino e afferma che la sua missione è essere il museo più verde del mondo. L'edificio del museo, progettato da Renzo Piano, è stato aperto al pubblico nel 2008. Ha molte caratteristiche sostenibili diverse, dal suo Living Roof di 2,5 acri al suo seminterrato all'avanguardia.

La California Academy of Sciences ha la certificazione LEED platino e afferma che la sua missione è essere il museo più verde del mondo. L'edificio del museo, progettato da Renzo Piano, è stato aperto al pubblico nel 2008. Ha molte caratteristiche sostenibili diverse, dal suo Living Roof di 2,5 acri al suo seminterrato all'avanguardia.

Partiamo intanto dalle cose più complesse.

C’è, innanzitutto, la sostenibilità dell’edificio. È evidente che se si progetta un museo nuovo, come accade anche per le abitazioni, possono essere adottati da subito tutti i parametri di sostenibilità previsti, com’è stato nel caso del Muse di Trento. Diverso è il discorso per gli edifici storici, per la Galleria Borghese o il Palazzo Barberini. Ovviamente ci sono possibilità di miglioramento anche per l’edificio storico, ma sono interventi “specifici” per quell’edificio, non standard, come possono essere il cappotto termico e i pannelli fotovoltaici. Probabilmente alcune stanze possono essere isolate meglio; si può limitare il consumo di acqua, recuperando l’acqua interamente o in parte, istruire il personale per avere comportamenti ecologicamente adeguati.

Ma anche per mettere in atto tutti questi piccoli interventi di miglioramento è necessario il cambio di paradigma. Non so se sia necessario avere in tutti musei, date le loro diverse dimensioni, un “green manager” o una funzione specifica che faccia il punto delle procedure. Può anche essere il direttore stesso che ponga il tema della sostenibilità tra le azioni del suo programma di gestione e lo condivida con lo staff. Un “green management” è comunque necessario.

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Il MuSe, inaugurato a Trento nel 2013, è un museo ecosostenibile conosciuto ormai in tutta Italia e nel mondo. Il museo, progettato da Renzo Piano, ha ottenuto il 13 giugno 2013 la certificazione LEED Gold, rilasciata dall’ente certificatore Green Building Certification Institute di Washington D.C. Si tratta del primo museo sostenibile italiano che ha ricevuto tale certificazione.

Il tema della conservazione è un ambito importante sotto il profilo della sostenibilità.

Assolutamente. Ad esempio, tenere i reperti in una teca climatizzata entro un rettangolo virtuale stretto, che ha come dimensioni l’intervallo delle temperature e dell’umidità ammissibili, ha un costo che cresce con il restringersi dei margini di oscillazione: più i valori sono prescrittivi e puntuali, maggiore è il dispendio di energia per mantenere i valori stabili sulle soglie definite.
Molte volte i valori utilizzati in questi casi non sono frutto di ricerche recenti, o di valutazioni specifiche, o ancora, a volte, vengono assunti acriticamente: una revisione attenta delle soglie ammissibili e una valutazione ad hoc potrebbero tradursi in una risparmio non indifferente di barili di petrolio.
La famosa mummia del Similaun è collocata in una teca che deve portarla dalla condizione climatica di ritrovamento nel ghiacciaio a una condizione in cui possa essere mantenuta in condizioni ambientali completamente diverse. Dunque, è sottoposta a un lento processo di essiccazione che utilizza una tecnologia del tutto particolare e ha un costo di gestione che si avvicina al milione di euro l’anno. È chiaro che ci troviamo di fronte a un caso molto particolare che richiede quel trattamento specifico, pena la perdita del reparto. Per altri materiali, per esempio i cristalli di quarzo, la climatizzazione della teca non assume la stessa importanza.

Il-Museo-dell-Arte-Salvata

Il Museo dell’Arte Salvata, Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano, istituzione che comprende anche gli spazi di Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi.

Sull’aspetto allestivo il principio sostenibilità può essere un limite?

Già oggi esistono i Criteri Ambientali Minimi (CAM) che pongono il problema dello smaltimento e del riutilizzo dei materiali. Una mostra importante può avere centinaia di metri quadrati di cartongesso e di supporti vari. Quindi, è necessario pensare a strutture che vengano parzialmente riutilizzate senza costi aggiuntivi, evitando di portare i materiali a discarica, perché non più riutilizzabili.

Un tema aperto è il rapporto con il territorio, sia per l’impatto della mobilità sull’ambiente, sia per i benefici tra istituzioni culturali e comunità locali.

C’è un modello di sviluppo, che affascina gli amministratori locali e, di riflesso, anche alcuni gestori di musei, ed è quello che ha come parametro di crescita la quantità visitatori, cioè il pubblico. Io credo che questo parametro, anche dal punto di vista della sostenibilità, non abbia lo stesso significato per tutti i musei.
Il Louvre, gli Uffizi, il Metropolitan o lo Smithsonian sono centri culturali d’importanza mondiale ed è logico richiamino milioni di persone da tutto il mondo. Non è automatico né sensato, in questi casi, raccomandare di evitare i viaggi per limitare i consumi CO2. Ciò non toglie, certo, che ci si interroghi su come gestire i flussi in maniera più sostenibile possibile. Si tratta di un lavoro che le istituzioni devono affrontare assieme alle città e alle amministrazioni locali per mettere in campo un sistema di mobilità il più sostenibile possibile.
Non credo però che il piccolo museo sia obbligato ad avere lo stesso modello di sviluppo. In questo caso siamo in presenza di un’attrattività legata al territorio, perché i piccoli musei possono svolgere un’importante funzione sulla realtà locale. Pensiamo a tutti i musei antropologici, che hanno spesso materiali storici – anche molto importanti – legati alla tradizione del posto; possono coinvolgere le scuole con programmi didattici e formativi sulla condizione dei contadini dei secoli passati, dell’evoluzione dell’agricoltura etc … con un lavoro interessante, utile e coerente con gli obiettivi della sostenibilità.

Foto di Explora Museo dei bambini di Roma via Flickr

Foto di Explora Museo dei bambini di Roma via Flickr

Però noi sappiamo quali sono le difficoltà economiche dei musei, per cui il tema dei visitatori rientra con prepotenza.

La sostenibilità economica dei musei non dipende solo dai visitatori. Si è visto con il Covid. I musei più danneggiati dal Covid sono stati proprio i più virtuosi da un punto di vista economico e della capacità di attivare risorse proprie. I musei che facevano conto su di un importante “sbigliettamento” si sono ritrovati in grande difficoltà, perché quando il pubblico è mancato, è venuta meno una risorsa di primaria importanza; i piccoli musei, con una forte incidenza di finanziamento pubblico, paradossalmente, in molti casi, sono riusciti a sopravvivere meglio. Dunque, ha senso richiamarsi al grande pubblico se il museo ha materiale importante per un pubblico allargato; se invece ha cose importanti ma per un pubblico locale, ristretto cioè geograficamente ma che può non essere ristretto numericamente, il programma è diverso. La sostenibilità economica della struttura deve volgere verso un’alleanza con le istituzioni locali, con le scuole, con il sistema della sanità, con le case di riposo, voglio dire che si può anche costruire un modello economico che non debba aspirare al grande pubblico mondiale, che comunque non avrà mai, se non nei sogni chimerici del sindaco di turno.

La Festa dei musei. Il programma prevede attività all’interno dell’Orto Botanico di Siena.

La Festa dei musei. Il programma prevede attività all’interno dell’Orto Botanico di Siena.

Il tema dell’attenzione alla disabilità e alle fasce deboli riguarda in generale tutti musei, anche in un’ottica di sostenibilità sociale.

Assolutamente. Il Covid ha fatto emergere contraddizioni ed elementi di novità di grande portata. Musei e teatri di tutte le regioni hanno investito per raggiungere tutte le misure di sicurezza previste per contrastare la diffusione del virus e hanno avanzato la richiesta affinché le scuole potessero usufruire delle centinaia di metri quadri che le strutture culturali avevano a disposizione, per fare una didattica congiunta con chi lavorava nei teatri nei musei, etc… La proposta, di fatto, non ha avuto né seguito né impatto; certo non voglio sottovalutare le difficoltà organizzative che si presentavano, spesso, però, sono i problemi burocratici a costituire il vero impedimento. Quel progetto avrebbe potuto dare un senso diverso e speciale a un’esperienza innovativa condivisa tra scuola e mondo della cultura. Ovviamente il progetto può essere sviluppato anche in momenti di non emergenza, organizzandosi meglio nei modi e nei tempi.

La questione della funzione sociale, come quello della sostenibilità, non mi pare sia stato fin qui di grande attenzione, salvo con rare eccezioni, da parte delle istituzioni museali.

I Musei toscani, ad esempio, hanno fatto una rete di “musei per l’Alzheimer” e si è capito che l’arte è molto importante per questo tipo di problematica. L’arte stimola una comunicazione non verbale che nei malati di Alzheimer, attiva ricordi e richiama aree del cervello non impegnate nella comunicazione usuale. L’altro aspetto importante riguarda gli accompagnatori, i care giver che per due ore riescono a ritrovare un po’ di energia, abbassando il rischio di burn out di questa difficile e impegnativa funzione di assistenza.

Musei Toscani per l Alzheimer - Foto scattata prima dell emergenza Covid-19

MTA - Musei Toscani per l'Alzheimer, il Sistema supportato dalla Regione Toscana per rendere accessibile l'arte e la cultura alle persone che affrontano la sfida di vivere con la demenza.

Sulla sostenibilità ci sono differenze solo tra musei o c’è anche problematica geografica?

Possiamo dire che il Nord Europa è in generale più attento, così come il mondo anglosassone Poiché nel Nord il concetto di responsabilità sociale è più diffuso, la sostenibilità entra più facilmente nella cultura sociale. Spesso, nel nostro caso, si è più centrati sul tema della cultura in quanto tale, il resto conta meno.
Inoltre, come dicevamo, le nostre istituzioni che sono oggettivamente in difficoltà economica, spesso percepiscono la sostenibilità come un aggravio insopportabile, secondo me erroneamente. Come è stato per la sicurezza, che all’inizio fu percepita come un fardello da non poter sopportare, le pratiche attive mutano i comportamenti fino a raggiungere un nuovo equilibrio. I comportamenti anche individuali possono cambiare a fronte di un investimento collettivo. Chi di noi negli anni 80 avrebbe mai pensato che, da un giorno all’altro, non si sarebbe potuto più fumare al cinema, negli autobus o nei ristoranti?

Ci potranno essere dei parametri di certificazione o di misurazione della struttura museale, anche per orientare il manager

Attualmente, per ciò che concerne la sostenibilità, ci si attiene alle certificazioni esistenti sugli edifici museali e sulle attività. Ma aldilà di questi aspetti, io credo che il museo possa essere un centro di diffusione di consapevolezza della sostenibilità, cioè fare scuola di sostenibilità, se ovviamente il tema è nel suo paradigma, partendo proprio dalle cose che fanno e raccontando la propria esperienza.
I musei scientifici sono più consapevoli dell’importanza della biodiversità, della sostenibilità, dell’impatto dell’opera umana sull’ambiente. Per esempio il Muse di Trento da sempre ha una fortissima attenzione a questi ai temi che esporta in maniera forte anche all’interno dell’Icom Italia (International Council of Museums). L’importante è che l’abbiano anche i musei d’arte e i musei di storia.

Lo Smithsonian National Museum of the American Indian

Lo Smithsonian National Museum of the American Indian, Washington D.C., promuove un'esperienza umana condivisa attraverso la comprensione dei popoli nativi indigeni che hanno una ricca storia di rispetto e protezione dell'ambiente. Nel 2011 l'edificio è stato premiato con il rating silver LEED del Green Building Council degli Stati Uniti. Poi, nel 2016, è stato certificato nuovamente a livello gold.

Luca Dal Pozzolo, Fondazione Fitzcarraldo, è direttore collana Geografie Culturali e direttore Osservatorio Culturale Piemonte. È autore di studi e saggi nel settore dell’arte e della progettazione culturale. Tra le sue recenti pubblicazioni ricordiamo: Luca Dal Pozzolo, Patrimonio culturale tra memoria, lockdown e futuro, Geografie culturali, Torino, 2021; Luca Dal Pozzolo, Esercizi di sguardo, Cultura e percezione del quotidiano, Geografie culturali, Torino, 2019.

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